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Il mistero della cripta di San Zaccaria

C’è una Venezia che conoscono ancora in pochi, la Venezia delle cripte, spazi fondamentali nella struttura architettonica di molte chiese. Luoghi nascosti perché sotterranei, ma non per questo meno ricchi di fascino e arte, pensati originariamente per conservare e preservare le reliquie dei santi protettori cui le chiese erano dedicate, ed oggi luoghi di mistero e attrattiva.

San Zaccaria fu il Pantheon del Medioevo veneziano: qui riposano otto antichi dogi, i primi della Repubblica

Nell’829 venne fondata la chiesa di San Zaccaria a Venezia, quale ideale prosecuzione della Basilica di San Marco, insieme a consistenti emolumenti per costruire accanto anche un monastero benedettino di clausura femminile, nel quale venivano rinchiuse le figlie femmine della nobiltà veneziana allo scopo di preservare intatte le proprietà familiari: queste monache ebbero fama di condurre una vita libera e licenziose.

Tra la Basilica di San Marco ed il Monastero vi era un orto ( brolo, in veneziano) di proprietà delle monache che ne cedettero una parte per allargare la piazzetta davanti alla Basilica, e da qui sembra nasca la parola italiana imbroglio, in quanto la piazzetta veniva chiamata appunto brolo, e qui si ritrovavano i nobili decaduti, detti Barnabotti, che vendevano i loro voti al Maggior Consiglio, generando quindi imbrogli, accordi, slealtà.

Il Corpo di San Zaccaria riposa nella misteriosa ed affascinante cripta, che ha resistito ad un furioso incendio che uccise più di cento monache. Nel 1515 la Chiesa assunse l’aspetto che ha ora, la facciata completamente rifatta dal Codussi, mentre il Campanile, risalente all’XI secolo è rimasto il medesimo.